Imre Oravecz, “Settembre 1972”

In principio era

il tu, era il là, era l’allora, era il cielo azzurro, era il sole, era la primavera, era il caldo, era prato, era il fiore, era l’albero, era l’erba, era l’uccellino, era la forza, era il coraggio, era la risolutezza, era la leggerezza, era la fiducia, era l’altruismo, era la ricchezza, era la gioia, era la serenità, era il riso, era il canto, era il parlare, era la preghiera, era la lode, era la stima, era l’affiatamento, era la dolcezza, era la lindura, era la bellezza, era l’affermazione, era la fede, era la speranza, era l’amore, era il futuro, poi il tu è divenuto lei, il là qua, l’allora l’adesso, il cielo azzurro fumo nero, il sole pioggia, la primavera inverno, il caldo freddo, il prato acquitrino, il fiore sterpo, l’albero cenere, l’erba fieno, l’uccellino preda, la forza fragilità, il coraggio codardia, la risolutezza indecisione, la leggerezza pesantezza, la fiducia sospetto, l’altruismo egoismo, la ricchezza povertà, la gioia dolore, la serenità inquietudine, il riso pianto, il canto strepitio, il parlare balbettio, la preghiera bestemmia, la lode maledizione, la stima disprezzo, l’affiatamento discordia, la dolcezza amarezza, la lindura sporcizia, la bellezza bruttezza, l’affermazione negazione, la fede dubbio, la speranza disperazione, l’amore odio, il futuro è divenuto passato e tutto ricominciava da capo.

Settembre 1972 di Imre Oravecz, edito da Anfora edizioni, non è un vero e proprio romanzo, ma un susseguirsi di 99 istantanee in prosa poetica.

Ogni frammento inizia con un breve incipit che si riferisce a un pensiero, un ricordo, per poi proseguire in un fluire libero di figure, rievocazione di accadimenti, riflessioni, emozioni. Questa sorta di immagini congelate nel tempo sono paragrafi unici, l’unico punto fermo è quello finale prima del successivo capitoletto, cosa che rende il testo più vicino a uno scorrere interiore che a un racconto preparato.

Il soggetto di questo libro è quasi banale, è una storia d’amore.
Tutto comincia nel settembre del 1972 quando un uomo, giovane, per caso incontra una donna per la quale prova subito qualcosa di forte e intenso, un’immediata attrazione che presto diventa un grande amore.
In realtà la relazione tra i due non è semplice né costante: forte è la passione, il rapporto che all’inizio li tiene sempre quasi morbosamente insieme e vicini, ma poi il legame cambia, arriva il matrimonio e il loro figlio, i tradimenti, la separazione, le loro vite che continuano lontane ma ancora in qualche modo legate.

La narrazione non è lineare, temporalmente, tutto l’accaduto il lettore lo ricompone man mano lungo le pagine, ove gli eventi sono descritti con grande precisione attraverso i ricordi, i sentimenti, alcuni passaggi anche minuziosamente – come i primi amplessi, le gelosie di lui, la figura di lei prima bellissima poi sciupata dal tempo. Ne esce una storia a volte chiara, altre confusa, in questo rimescolio di reminiscenze, immagini, pensieri.

Anche perché tutto manca di riferimenti: i nomi di luoghi e persone sono solo un’iniziale, non ci sono allusioni precise allo spazio, al tempo, se non il suo scivolare da una stagione all’altra, da una città all’altra. Ugualmente le persone sono caratterizzate da alcuni dettagli fisici, da come si vestono, muovono, cosa dimostrano e come si comportano.

Proprio i ricordi sono le pagine emotivamente più di impatto, quando l’io narrante rievoca nitidamente delle scene precise del suo passato con la donna, del loro amore, dei loro litigi, dell’incapacità di comprendersi e trovare punti d’incontro.

Questo legame amoroso prende sempre più i connotati di una dipendenza, un’ossessione da parte di lui, che arriva a crisi disperate, quasi al suicidio per la donna.
Lei sembra voler vivere gli attimi nella loro intensità ma non legarsi mai fino in fondo, non appartenere a nessuno.
Il loro è un continuo respingersi e rincorrersi negli anni, anche quando saranno distanti e ciascuno in altre vite.

Non so se propriamente si possa definire “amore” il loro sentimento. Quella di lui è una idealizzazione, un attaccamento quasi maniacale alla donna, che ai suoi occhi man mano perde sì quell’alone di perfezione, ma a lungo rimane l’utopia a cui aspirare. Tutto questo arrovellarsi per lei, anche una volta finita la loro relazione, non gli permette di vivere appieno – tutto viene relazionato a lei, al prima, a cosa potrebbe essere “se”, fino a quando non la rivede dopo anni e improvvisamente pare cadere il velo che gli ottenebrava la ragione: la vede invecchiata, mal tenuta, con dei chili in più – non più desiderabile.
Il pensiero feroce e sprezzante che rivolge a quella donna risuona non tanto di uno spregio oggettivo, ma nasce dal rendersi conto che per anni ha inseguito una chimera, la speranza in qualcosa che non c’era mai stato.

La donna, d’altro canto, ha mai amato l’uomo? Sembra solo aver voluto provare una forte passione, viverla, ma senza una piena reciprocità, cercando in fondo sempre altro, emozioni diverse, che la facessero sentire libera.

Lo stile rispecchia perfettamente il contenuto, è sempre profondo, aulico, riesce a rendere perfettamente le emozioni e  vivide le immagini.

Mentre leggevo, mi risuonava in testa la bellissima poesia di W.H. Auden, La verità, vi prego, sull’amore, e riflettevo se questo libro rappresenti l’amore o forse, piuttosto, un tipo di “amorebenché razionalmente tossico, autodistruttivo, oppure addirittura voglia delineare in toto l’Amore per come lo percepisce l’autore… Ma chi può dire, in fondo, la verità sull’amore?

Una lettura che è un’esperienza, coinvolge nel turbine dei pensieri e non lascia di sicuro indifferenti, anzi, con parecchie riflessioni personali su quella coppia e sul senso che per se stessi si vuole dare all’amore.

My rating: 4/5

Imre Oravecz
Settembre 1972
Ed. Anfora
Trad. Vera Gheno

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