IL mito dello scorpione attraversa le culture da tempi immemorabili, soprattutto, nell’antichità, era collegato in particolare a divinità femminili.
La incontriamo in Mesopotamia, nell’antico Egitto, nei miti e nelle leggende aztechi e indù.
I Caldei (raggrupparono le principali stelle del cielo notturno in 12 costellazioni, una di questi era appunto lo Scorpione e conteneva la stella rossa di Antares, che è un’indicazione di quanto potente fosse considerato questo simbolo ancora 4000 anni fa.
In Mesopotamia la dea dello scorpione era conosciuta come Ishhara (o Ishkhara o Ishara). Era la dea dell’amore e madre dei sette Sebettu. È stata spesso identificata con Ishtar, per i suoi collegamenti con i rituali della fertilità.
Una tradizione sostenne che il semitico del grano Dagan era suo coniuge.
A volte si trova come giudice negli affari umani: benché decisa, era considerata giusta. Tutti i giuramenti fatti in suo nome erano sacri.
Era anche la “dea della medicina”: in quanto tale, assisteva i malati, ma ha anche infliggeva severe punizioni fisiche a chi infrangeva i giuramenti.
Ishhara divenne una divinità importante, specialmente in Ebla dal terzo millennio, alla fine del quale il suo culto era così diffuso che aveva templi in importanti città antiche come Nippur, Sippar, Kish, Harbidum, Larsa e Urum.
Esisteva anche verbo, isharis, ovvero “essere colpito dalla malattia di Ishkhara”. La sua popolarità si diffuse fino alle aree abitate dagli Hurriti, poi in Siria e appare anche nel testo pre-sargonico di Ebla come dea dell’amore negli antichi incantesimi accadici.
Le prime popolazioni dell’Eufrate, comunque, collegavano lo scorpione all’oscurità. Continua a leggere