Sarebbe semplice commentare oggettivamente questo saggio come un libro di psicologia, basterebbe riportare qualche citazione, argomentare quanto sia scritto bene e in modo chiaro e accessibile a tutti.
No, io non ci riesco.
Ieri sera l’ho terminato, e ho pianto. Ho pianto a lungo.
Ho pianto per la bambina che ho dentro che nel mondo spesso ancora si sente inadeguata, sbagliata e smarrita, per tutto il male che le ho fatto, per aver messo a tacere le sue pulsioni vitali. Ho pianto per il mio cuore infranto, per la mia solitudine.
Ho pianto per i miei genitori, ormai anziani, che mi hanno amato a modo loro, cercando di districarsi nella loro stessa selva di problemi irrisolti e sofferenza e paure.
Ho pianto per le tante persone che ho incontrato, presenti o passate che vivranno per sempre in me, per le occasioni perdute, per i giorni scivolati via nel grigio torpore.
Ma ho pianto anche di gratitudine perché ogni passo, che fosse nella bellezza o in un abisso infernale, mi ha portato a essere oggi quella che sono – un essere imperfetto, con ancora una lunga strada per sciogliere dei nodi interiori irrisolti, ma con la consapevolezza che ho avuto la preziosa occasione di vivere, vivere per capirlo e capirmi. E tra le lacrime è nato un sorriso, forse un po’ amaro, ma anche lieve.
Perché la vita, questo monstrum sacro, così bello e terribile, è lì che ci osserva, ci aspetta, e noi a volte siamo così accecati, anche inconsapevolmente, da una miriade di illusioni, auto inganni, ansie da accettazione, che le voltiamo le spalle sperperandola. Continua a leggere